sabato, maggio 27, 2006

Nuova svolta umanista

Che sia un nuovo segno? Che il filosofo di Taranto abbia acquisito improvvisamente capacità umaniste quasi mistiche? La scienza può spiegare come, un comune figlio del "quando che", possa prendere 9,5 in una interrogazione su tutto il programma di Italiano studiando solamente il pomeriggio prima? è possibile che esso riesca a dare a bere la propria conoscenza inventandosi un commento all'Infinito di Leopardi?

Forse tale conoscenza ci sarà preclusa per sempre, è certo però che il filosofo di Taranto è un uomo di parola e sssoppprattuttttto ddd'ONORE. La donazione di 1,00$ a Wikipedia, promessa in caso di sufficienza a questa interrogazione è stata infatti eseguita.
Free Image Hosting at www.ImageShack.us

lunedì, maggio 22, 2006

L'ultimo compito di filosofia



TESTO:
Alla luce dell'esperienza filosofica prodotto nell'intero anno scolastico, in particolare riferimento al pensiero di Nietzsche e Dostoevskij, interpreta e commenta il seguente passo di Rilke.

Non abbiamo idea di questa forza, se non nella nostra paura. Perché è così inconcepibile, ci è così pienamente ostile che il nostro cervello si disgrega nel punto in cui ci costringiamo a pensarla. Tuttavia da qualche tempo credo che quella sia la nostra forza,tutta la nostra forza, che è ancora troppo forte per noi. È vero, noi non la conosciamo, ma non conosciamo forse meno proprio quel che più ci appartiene? A volte penso come sono nati il cielo e la morte: dal nostro respingere lontano da noi quel che ci era più caro, perché dovevamo prima sbrigare tante altre cose e perchè presso di noi, così affaccendati, non erano al sicuro. Epoche intere sono trascorse, e adesso ci siamo abituati alle minuzie. Non riconosciamo più il nostro possesso e ci fa inorridire la sua smisurata grandezza. Non può essere così?

R.M Rilke, Die Aufzeinchnungen des Malte Laurids Brigge (1955); tr. it. I quaderni di Malte Laurids Brigge, Oscar Mondadori, Milano 1955, p. 111.



SVOLGIMENTO:
L'uomo possiede una forza sconosciuta, soppressa, nascosta nel profondo del suo essere. Questa forza è ostile all'uomo razionale, è inconcepibile per esso , porta alla disgregazione del cervello quando pensata e concepita.
L'uomo conosce questa forza nella paura. È l'istinto, la manifestazione dionisiaca del corpo, la volontà schopenhaueriana. È ciò che viene alla luce nell'uomo impaurito, l'istinto di sopravvivenza, la volontà di potenza che uccide, disgrega il cervello e quindi ogni pretesa razionale umana.
L'uomo è volontà, istinto, corpo che si esprime orgiasticamente, l'uomo è forza; essa è l'essenza del suo essere. Tuttavia egli la nasconde, la uccide.
La tragedia greca muore suicida con Euripide che cerca di razionalizzare ciò che è dionisiaco. Allo stesso modo la morale, la società, l'episteme incontrovertibile uccide la forza, la sopprime, la nasconde. Essa è troppo forte per l'uomo, egli ne ha paura, così crea forme epistemiche che la sopprimano.
L'uomo non conosce la propria forza perché egli non può conoscere il proprio corpo. Il principio di ragione sufficiente si può applicare solo alla rappresentazione e non alla forza, e quindi al corpo, che, essendo volontà è irrazionale per sua natura. L'uomo non conosce la propria forza poiché la conoscenza avviene solo attraverso la razionalità. Ciò che gli è più vicino, il suo io, il soggetto è ciò che egli meno conosce poiché volontà oltre che rappresentazione.
Qual'è la genealogia del cielo e della morte? Perché si è affermata l'idea dell'aldilà se non come tentativo di dar senso a un mondo dominato dalla forza? L'aldilà, Dio, respingono l'essenza più cara all'uomo: la sua forza. Si cerca di dare un senso al mondo per mettere al sicuro le minuzie della vita rendendole razionali, certe. Nasce lo stato, la religione, la scienza, insomma la verità. Ma, parafrasando Nietzsche, cos'è la verità se non menzogna affermatasi ed entrata a far parte dell'abitudine dell'uomo?
Sono passati secoli e secoli e ormai siamo così abituati alle minuzie e alla menzogna che non ci rendiamo conto che la verità non esiste, che il mondo è caos, liberazione della forza.
Ma questo smisurato caos fa paura all'uomo occidentale che ha ridotto il mondo a razionalità. Così egli barcolla, privato della forza, in un mondo costellato da idoli che egli stesso ha posto e, sazio di verità incontrovertibili, nasce e muore nella dolce menzogna.

sabato, maggio 20, 2006

Mambro filosofo



In questo post autocelebrativo esporò lo stupore, ma allo stesso tempo il grosso appagamento, che sopraggiunge in me quando mi ritrovo a studiare una concezione filosofica già da me teorizzata anzitempo. Proprio oggi, immerso nello studio del filosofo di Rocken (per Zampa: è Nietzsche) mi ritrovo a leggere una dimostrazione pseudoscientifica della ciclicità del tempo: "Se la quantità di energia [e quindi la massa ndMambro] nell'universo è finita mentre il tempo in cui essa si esprime è infinito, le manifestazioni e le combinazioni di essa dovranno per forza ripetersi". è interessante constatare come, un'estate di un paio d'anni fa, sotto l'ombrellone, abbozzai a mio cugino una teoria simile secondo la quale dovesse esistere un pianeta uguale alla terra (quindi la ripetizione del medesimo) in qualche punto dello spazio-tempo per via dell'infinità di quest'ultimo. La dimostrazione lasciava molto a desiderare ma l'idea c'era.

Altra grande ammirazione di me stesso è nata dallo studio di Feuerbach. Il suo ridurre la teologia ad antropologia mi ha ricordato infatti molto la risposta che 2 anni fa (avrò forse raggiunto il massimo filosofico proprio 2 anni fa? :-) ) diedi al mio professore di filosofia alla domanda "Credi in Dio?".. Quasi timidamente, con l'innocenza dell'uomo che esce dalla caverna a vedere il sole (per Zampa: è un riferimento al mito della caverna di Platone), risposi "Penso che la religione sia qualcosa che l'uomo crea per nutrire qualche speranza e non avere paura della morte". Solo ora capisco cosa volesse dire quello sguardo d'ammirazione!

Non da meno è la mia discussione, risalente a fine 2005, quindi molto recente, col professore di religione, circa l'irrazionalità, non necessariamente negativa, della religione. Affermavo infatti che ognuno decide se aver fede o no ma la fede, per sua natura non può essere razionale. Ovviamente il professore cerchò di smentirmi ma la discussione morì col suono della campanella... Ecco che, qualche mese dopo, studiando Kierkegaard mi ritrovai a leggere che la fede è una scelta e come tale irrazzionale, inoltre la religione stessa è "scandalo per la ragione".

Quest'uomo è forse sprecato a ingegneria? Che sia il nuovo messia?

lunedì, maggio 15, 2006

La sagra del favore

Il nuovo governo deve ancora formarsi e già da qualche giorno esponenti illusti del vaticano hanno cominciato a dare consigli sulla condotta da adottare dal nuovo esecutivo. Già qualche giorno fa, niente popò di meno che il papa (qualcuno coglierà il poliptoto dispregiativo? :-) ) ha sottolineato l'auspicio di un governo attento ai dettami cattolici (fonte). Oggi è uscito allo scoperto anche il cardinal Ruini ribadendo il no ai pacs e all'aborto (che già c'è.. è pazzo) sottolineando come l'opposizione alle unioni giuridiche omosessuali non siano una discriminazione verso gli omosessuali stessi ma che piuttosto egli deplori l'equiparazione dei diritti delle coppie omosessuali con quelli delle famiglie. Mah, io gli consiglierei la lettura di un bel dizionario italiano che, sotto la voce discriminazione, dice "disparità di trattamento, spec. nei confronti di particolari gruppi etnici, sociali, politici".

Cosa ben più grave è l'invito al finanziamento delle scuole cattoliche private (fonte). Infatti se per questioni etiche posso anche capire le motivazioni religiose (no, in realtà non le capisco) non capisco come una affermazione del genere possa essere giustificata sul piano della teologia. Per quale motivo uno stato laico dovrebbe finanziare delle scuole PRIVATE di CONFESSIONE CATTOLICA? Forse perchè "Dio è amore"?
Non continuo ulteriori commenti perchè potrei diventare volgare..

Arrivederci e grazie