martedì, giugno 20, 2006

Notte prima degli esami



Eccoci infine giunti alla soglia... Alla fine l'ansia è ai minimi storici, piuttosto mi spaventa un po' questo esame dal punto di vista simbolico. In un certo senso è il limite tra una fase della vita di cazzeggio a una in cui in teoria bisognerebbe darsi da fare (a parte quelli che vanno a fare scienze politiche :-) )

Vabè.. alla fine proviamo a fare dei pronostici per i temi di domani, così domani me li leggo e vedo cos'ho azzeccato :-)

TIPOLOGIA A:
Pascoli..... Svevo è banale, se lo aspettano tutti: non lo danno

TIPOLOGIA B
- Artistico Letterario: I valori della moralità cambiati/perduti ai giorni nostri
- Socio-Economico: Problema dell'economia cinese in ascesa
- Storico politico Le prime elezioni politiche 1946 -> Assemblea costituente, riforma costituzionale
- Tecnico-Scientifico Energia nucleare e fonti rinnovabili. Sviluppo sostenibile

TIPOLOGIA C
Il ventennio fascista: cause del massaggio dalla democrazia al fascismo in poco tempo. Provvedimenti presi dal regime, educazione delle masse

TIPOLOGIA D
150esimo anniversario della nascita di Freud. Influenza della psicoanalisi nella letteratura/filosofia e chi più ne ha più ne metta.

Per quanto riguarda la lettera estratta per l'orale, ovviamente spero in una M per essere il primo ma sento che uscirà Q (me l'ha detto miocuggino)

domenica, giugno 11, 2006

L'assolutezza come condizione dell'insensatezza del distacco




Ecco a voi, come promesso ai nostri cari e fedeli lettori, un'ulteriore mia opera.
Non pretende di avere carattere di verità; è stato per me più un esercizio argomentativo piuttosto che l'esposizione di una mia posizione. È anch'esso un tema di italiano posto però prima, per data di stesura, rispetto all'appena pubblicato.

Buona lettura.


Tipologia B1 - Saggio breve


TITOLO: “L'assolutezza come condizione dell'insensatezza del distacco”

Il distacco provoca dolore nel momento in cui l'individuo cerca la propria affermazione in altro da se. In questo modo egli entra nel “gioco del desiderio” ampiamente trattato da autori quali Leopardi e Schopenhauer. Per essi, il desiderio di qualcosa di esterno provoca irrimediabilmente dolore. La volontà per Schopenhauer desidera non un oggetto particolare ma il desiderare stesso. Questo infinito tendere provoca dolore poiché, una volta ottenuto l'oggetto del desiderio, ci si accorge di desiderare altro e di non essere appagati proprio perché la volontà non ha oggetto ma desidera unicamente “volere”.
L'attaccamento ad una persona, quindi, oltre ad instradare l'uomo nel “buio tunnel della volontà” e a portarlo quindi ad una inevitabile sensazione dolorosa, presenta l'ulteriore problema che si manifesta quando l'oggetto dell'attaccamento è qualcosa di finito e mortale. Porre a condizione della propria felicità qualcosa di finito risulta pericoloso poiché esso, consumandosi e terminando, fa svanire quella felicità della quale era condizione.
Quando Catullo in “Carme LXVIII” afferma “insieme con te sono finite tutte le nostre gioie” o quando Carducci in “Pianto Antico” si rivolge al proprio oggetto con “Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior” si nota ciò che è stato appena trattato: porre a condizione della propria felicità un oggetto finito fa sorgere il problema del distacco doloroso.
Una soluzione potrebbe essere quella stoica di reprimere le emozioni. Questo reprimere si configura però solo come una non esternazione delle emozioni che lascia comunque, nel profondo dell'individuo, il dolore represso.
La via epicurea fa leva invece sull'introduzione di un aldilà felice. Questa è la soluzione che propone Foscolo quando in “In morte del fratello Giovanni”dice “e prego anch'io nel tuo porto quiete” appellandosi quindi ad una felicità ultraterrena. Per gli epicurei il distacco risulta essere solo temporaneo poiché nell'aldilà la separazione viene meno.
Già da questa posizione si può notare come condizione della felicità debba essere l'immortalità dell'anima. È questa infatti la soluzione del fedele: porre la propria felicità nel mistero e nella speranza di un'altra vita. Una soluzione che non porta però alla risoluzione del problema. Essa si aggancia alla speranza di qualcosa di sconosciuto ed indimostrabile e lascia aperto il problema del dolore terreno.
È evidente, quindi, dopo questa esposizione, come, per evitare il dolore del distacco, sia indispensabile raggiungere l'assolutezza individuale. Quintiliano nella prefazione di “Istitutio oratoria” racconta come, a seguito di numerosi lutti, egli abbia deciso che “il frutto della mia fatica a nessuno tranne che a me fosse rivolto”. Questa però non risulta ancora essere assolutezza. Il “faticare per se stesso” ha una accezione per lo più egoistica e risulta ancora legato ad un fine, uno scopo, che fa quindi rientrare nel “gioco del desiderio”.
La soluzione Schopenhaueriana è invece quella dell'ascesi, della cessazione di ogni volontà. Il filosofo, profondo estimatore delle religioni orientali, si ispirò proprio ad esse.
Il buddismo ambisce infatti, attraverso la meditazione, al raggiungimento dell'assolutezza. Quando l'individuo riesce a trovare la serenità all'interno di sé, egli è assoluto ed è sfuggito sia al gioco del desiderio, poiché essendo pienamente appagato non desidera più, sia al dolore del distacco, poiché è appunto assoluto. Per il buddismo la massima espressione dell'assolutezza è il raggiungimento del “nirvana” che permette di cessare il ciclo della reincarnazione distaccandosi completamente dal mondo terreno e divenendo puro spirito.
In questo modo non vi è più desiderio, non vi è più distacco: l'individuo è assoluto e pienamente appagato.

martedì, giugno 06, 2006

15 su 15 alla simulazione di Italiano



Dato il mio ultimo imprevedibile voto nella simulazione della prima prova scritta dell'esame di maturità, mi sono sentito in dovere di pubblicare il tema che mi ha permesso di raggiungere tale risultato. Che il filosofo di Taranto sia un folle o un visionario lo decideranno i lettori del blog.


Tipologia B4 - Saggio breve

TITOLO: “Materialismo etico”

In una società nella quale l'incremento dei mezzi scientifici e tecnologici è lungi dall'esser nullo è comprensibile, ma allo stesso tempo probabilmente insensato, questionare attorno all'eticità del progresso.
Per fondare un discorso su cosa è giusto o sbagliato bisogna prima di tutto definire cos'è e come si è affermata l'etica.
Feurbach, nel suo sistema filosofico, poneva alla base dell'astratto il concreto e quindi, pragmatizzando la proposizione, alla base di teologia ed etica l'antropologia. Per Feuerbach è quindi l'uomo che, a seconda delle proprie tradizioni e necessità, crea Dio e la morale.
Antiche popolazioni messicane avevano un dio del sale proprio perché la rarità che il minerale aveva nella loro società portava la gente a creare addirittura una divinità per esso. Per gli ebrei è morale la circoncisione: è cosa risaputa come essa fosse nell'antichità una pratica igienica indispensabile.
Se quindi l'etica è arbitrio dell'uomo che non è di certo infallibile, ha sicuramente più senso disquisire sulla reale utilità di una scoperta piuttosto che sulla sua moralità.
Benasayag e Schmit parlano di un limite tra possibile e pensabile segnato da divieti senza i quali non sarebbe possibile una vita civile e sociale. Occorre però puntualizzare la questione. Quando si fonda una società si pongono delle regole assolutamente pragmatiche che si basano sulla serena e reale convivenza tra individui. Quando si parla di bioetica spesso le regole si basano su proposizioni assolutamente indimostrabili.
È recente il caso della propaganda del “Comitato Scienza e Vita” per l'astensione dal voto nel referendum abrogativo sulla procreazione medicalmente assistita. Essa si basava sul fatto che l'embrione, essendo un essere umano in potenza, dovesse avere gli stessi diritti di un uomo. Con la categoria della potenza, tuttavia, anche un atomo di carbonio può divenire uomo! Questo è l'esempio di un principio morale basato sulla religione che non ha nessun vantaggio pratico nella sua attuazione ed è, allo stesso tempo, assolutamente irrazionale e indimostrabile.
Wittengstein afferma come la scienza non tocchi minimamente le domande etico/religiose dell'uomo. Non lo fa perché la scienza spiega il “come” piuttosto che il “perché”. Le discipline del perché sono la teologia e la filosofia ma esse spesso, riguardo disquisizioni metafisiche, giungono ad affermazioni assolutamente non verificabili.
Non si può basare il progresso su principi inverificabili. Occorre piuttosto un'analisi concreta sulle possibili conseguenze di una data scelta.
Quando si parla di clonazione bisogna prima di tutto domandarsi che ripercussioni essa possa avere sulla società piuttosto che questionare sulla sua moralità.
Jonas afferma che la clonazione viola il naturale svolgimento della vita. Questo però viene violato anche dalla medicina che impedisce la naturale morte degli individui e quindi la selezione naturale stessa. Nessuno tuttavia metterebbe in discussione la medicina poiché essa è utile a tutti.
Penso dunque che, riconosciuta la morte della morale religiosa, occorra decidere l'applicazione di una scoperta tecnico-scientifica sull'utilità.
Se la fecondazione medicalmente assistita può rendere felici molte coppie che non possono aver figli non vedo perché non attuarla in libertà. Se in futuro il controllo, la cura genetica e l'eventuale clonazione di embrioni risultasse utile per tutta la popolazione allora dovrà essere effettuata. Se invece delle analisi socio-economiche sconsigliassero questa via ad esempio per problemi di sovrappopolazione allora bisognerà sospendere l'attuazione di questo processo. L'importante è basarsi su analisi concrete e non su principi religiosi che, in quanto tali, non possono essere fondati.

sabato, giugno 03, 2006

Vita quotidiana ai tempi del trusted computing



Punto informatico pubblica una interessante quanto inquietante storiella ambientata in un futuro in cui il trusted computing (sistema conosciuto anche come "palladium") è ormai una realtà. La storiella non mira ovviamente ad avere carattere di verità ma, sopratutto la prima parte, è abbastanza indicativa circa la direzione in cui si stanno muovendo i sistemi di controllo digitale dei diritti (DRM). Poi verso la fine scade in cose che sono ancora fantascienza. La prima parte però è abbastanza attendibile e in parte è già una realtà.

Ecco la storiella
STORIELLA